Anche Ari Aster si è espresso sull’Intelligenza Artificiale e sul suo impatto crescente nell’industria del cinema di Hollywood. Lo ha fatto parlando con Letterboxd un paio di giorni fa, durante una conversazione a proposito del suo nuovo film, Eddington.
«È già troppo tardi, lo vediamo. Ora siamo in una competizione. La storia dell’innovazione tecnologica ha sempre funzionato così: se possiamo, lo faremo. Ma io avrei domande più ampie, capisci cosa intendo?», questo quanto ha dichiarato. «Cos’è che diceva Marshall McLuhan… “L’uomo è l’organo sessuale del mondo meccanico”. Dunque, questa tecnologia è una nostra estensione, o siamo noi estensioni di questa tecnologia? Siamo noi che le stiamo dando vita?».
Ha poi continuato, mettendo in guardia contro i pericoli dell’uso della IA: «Se si parla con gli ingegneri e con le persone che stanno introducendo questa IA, be’, non ne parlano come se fosse uno strumento potente, e nemmeno come si trattasse di tecnologia. La trattano come se fosse una divinità, come se ne fossero discepoli. La adorano. Lo spazio tra la realtà in cui viviamo e questa realtà immaginaria sta scomparendo. I due si stanno fondendo, e fa molta paura».
Il problema è dunque che non comprendiamo l’Intelligenza Artificiale? Tutto il contrario, secondo il regista: «Vedo i video generati con l’IA, e sembrano che abbiamo vita vera, sembrano veri. Ha tutto a che fare con la capacità di adattamento dell’essere umano. Più le cose si fanno strane, e quanto più a lungo le viviamo, tanto più diventano normali. Ma ora sta succedendo qualcosa di davvero grande, e non ne abbiamo il controllo. Quindi, eccoci qua. Non riesco a credere che ci toccherà davvero attraverso questo cambiamento, senza avere idee su che cosa succederà. Cavolo».