In:titolo
Giulia Impache
17 gennaio 2025Cos’è questa roba? È la domanda che uno si fa ascoltando In:titolo. È un disco di canzoni pop, di elettronica, di musica contemporanea? È un’installazione sonora, un album serissimo, un gioco? È un mistero da indagare, una raccolta di paesaggi sonori, un viaggio psichedelico in cui imbarcarsi senza farsi domande? È tutte queste cose assieme, c’è dell’electro, ma anche melodie senza tempo, suoni indecifrabili, qualche canzone e qualche schizzo di canzone, tanti esperimenti, suoni trasfigurati. Ma soprattutto c’è un’idea di musica vitale e senza limiti. Ground control, ci siamo persi. «E io, un po’ aliena in questo universo, mi avvalgo dei suoni per comunicare nel modo più terrestre possibile».
Femina
Ginevra
24 gennaio 2025Il sophomore album di una delle cantautrici più promettenti del nostro panorama ha sparigliato le carte: la ragazza dei club ha voluto raccontarci di più della sua storia, dell’amore, della sua famiglia, ma soprattutto della voglia di giustizia in una società che “spoglia con gli occhi e spara” non appena vede una donna. Femina è l’educazione sentimentale dell’artista, tra cameretta, inni pop-rock, corse nei boschi e quella spruzzata di nostalgia tra anni ’90 e 2000. Lo diciamo? Lo diciamo: fosse all’estero, ma anche in Italia, Ginevra should be a bigger artist. A lei, però, interessa la musica. Il resto scorre, come l’acqua del fiume.
Flowers Are Blooming in Antarctica
Laura Agnusdei
31 gennaio 2025Ha il sassofono, ma non osate a usare la j-word. Il campo d’azione dello splendido Flowers Are Blooming in Antarctica di Laura Agnusdei è ben altro. O meglio, sono tanti terreni che si sovrappongono uno sopra l’altro creando una stratificazione musicale da far impazzire ogni archeologo sonoro. C’è l’elettronica, certo, ma anche la musica afro-americana (non il jazz – ecco l’abbiamo detto), i field recordings. Quarantacinque minuti divisi in otto composizioni che sono una continua stimolazione sensuale e intellettuale. Ci si alza e balla? Ci si sdraia e si viaggia? Si rimane seduti ad ascoltare con l’attenzione che diamo ai grandi dischi? La scelta è vostra.
Se Dio vuole
Sayf
7 febbraio 2025Uno dei debutti più autentici e promettenti della nuova scena urban italiana. Lontano dai cliché del rap di maniera, l’artista genovese costruisce un racconto personale che intreccia identità, fede, rabbia e speranza. Sayf non cerca di dimostrare niente: si racconta e basta. E a vincere è il suo approccio, che si allontana dallo stereotipo del rapper duro e violento, anche nel racconto della vita quotidiana. Ne viene fuori un rap molto meno cupo rispetto a quello dei colleghi. «Cerco sempre di prendere il buono dalle cose. Credo che le persone mi associno comunque a un immaginario, passami il termine, maranza», ci ha detto. «Lo fanno perché questo è il mio background, le situazioni sono le stesse e io non voglio assolutamente dissociarmici. Diciamo che semplicemente voglio parlare anche di altre cose della vita. Negli ultimi anni molti rapper hanno fatto a gara a chi ce l’aveva più lungo. A me sinceramente non interessa. Io sono un ragazzo tranquillo e la racconto per come l’ho vissuta io». Grazie.
Joanita
Joan Thiele
21 febbraio 2025Grazie alle figlie di Piero Umiliani, Joan Thiele è entrata nello studio del compositore, ha messo le mani sui suoi strumenti, ha scelto passaggi delle sue colonne sonore da risuonare e campionare. Intanto, scriveva testi in cui faceva i conti col passato. Il risultato è un disco che somiglia un’allucinazione sospesa in un tempo che è questo ma potrebbe anche non esserlo, un miraggio mediterraneo, un sogno in equilibrio tra il linguaggio essenziale e istintivo della contemporaneità e l’eleganza di un tempo che non tornerà più. Più che rimpiangerlo, quel tempo, Joanita ci fa capire che val la pena usarlo, riprenderci quel che è nostro, con stile. Qui la recensione e qui la digital cover pre Sanremo.
Volevo essere un duro
Lucio Corsi
21 marzo 2025Dopo aver narrato di animali fantastici e di astronavi giradisco, Lucio Corsi trasfigura l’infanzia e l’adolescenza vissute in provincia e canta di amici veri e immaginari, trasformando storie piccole in vicende epiche. Uscito dopo l’inaspettato successo a Sanremo, Volevo essere un duro non è la grande dichiarazione artistica che qualcuno si aspettava e nemmeno il disco migliore di Lucio Corsi, ma è quello più semplice, scarnificato, diretto, meno glam del precedente La gente che sogna, più distintamente italiano. A questo link la recensione.
Furèsta
La Niña
21 marzo 2025Anche in Italia c’è finalmente chi ha rimesso le mani nelle proprie radici per tirarne fuori un fiore del futuro. Non poteva che essere Napoli, non poteva che essere donna, viene da aggiungere: Furèsta de La Niña è probabilmente il miglior disco uscito finora in Italia. Dentro c’è la storia di popolo, la tradizione, il femminismo, ma tutto con una veste contemporanea, moderna, come la via mostrata da artiste come Rosalía, Arca, Nathy Peluso, Lucrecia Dalt che qui risuonano negli echi della sorellanza. La figlia d’ ‘a tempesta richiama (con tanto di Auto-Tune acceso) anche il Coro delle lavandaie e semplicemente i cori di lavoro delle mondine, in un racconto che non si limita solo al Sud, ma che diventa storia di una nazione. Misticismo e ribellione.
Futuri possibili
Franco126
28 marzo 2025«A questo giro ho fatto un disco senza pensarci tanto. È venuto da sé, prendendo il via dalla storia di un amore finito», ci ha raccontato Franco126 nella cover story che gli abbiamo dedicato qualche mese fa, per l’uscita di Futuri possibili. Tredici tracce in cui il cantautore ci mostra gli oggetti e i sentimenti che restano quando le persone se ne vanno. E lo fa con una lingua che sa essere cruda e carezzevole, disillusa e lucida, tenera e senza pietà. Un linguaggio tratto dalla vita vera, ma attraversato da una cifra poetica che lo rende anche altro: quella sottanza che è, ormai, la cifra più profonda di Franco126. Lo stare sotto, il cadere per amore, il restare indietro per scrivere avanti.
Orgia mistero
Neoprimitivi
28 marzo 2025Rock italiano, indietro tutta. Per una volta non è un male. Questi sei Neoprimitivi e anche un po’ retromaniaci hanno preso il nome da Franco Battiato, si ispirano al Kraut rock, alla psichedelia e anche un po’ al prog, amano le vecchie avanguardie. Se pubblicano suite da 20 minuti su audiocassette un motivo c’è. E con l’aria che tira e col giro che ha fatto la musica negli ultimi anni, il loro ritorno al passato suona inaspettatamente fresco. Sì, sono anche un po’ freak e quando li intervisti ti dicono che amano l’idea di «comunicare con l’ultraterreno attraverso la riproduzione di suoni». Quello che hanno preso loro, grazie.
El Galactico
Baustelle
4 aprile 2025Da una parte le canzonette solari, la bella musicalità, i suoni tintinnanti di Rickenbacker, i rimandi felici alla stagione del folk elettrificato dei Byrds, all’estate infinita dei Beach Boys, ai cantautori di Laurel Canyon, a Venice Beach e Santa Monica, alla Los Angeles anni ’60. Dall’altra i racconti cupi delle nostre esistenze vuote e atroci, le piccole miserie, lo schifo, la morte. El Galactico fa spesso leva sul contrasto fra le scelte sonore e i testi in cui emerge una sempre più pressante ricerca di senso. I Baustelle scansano ironia e cinismo e raccontano la difficoltà che proviamo tutti quanti di stare al mondo e di starci bene, il nostro naufragare nel nulla, la crudeltà gratuita, la cattiva imitazione dell’amore, la vita che diventa content, la riduzione delle possibilità, la desertificazione fuori e dentro di noi. E nel raccontarlo, lo rendono cantabile.
Stammi accanto
Cristiano Godano
4 aprile 2025Fare musica in modo artigianale, scrivere canzoni dal passo lento, concepire un album come una esperienza in cui immergersi. Stammi accanto, secondo disco solista di Godano, è stato scritto sulla coda del Covid, «sono canzoni figlie dell’incantamento, e si sforzano di reagire opponendo una arresa quiete alle turbe e alle paure», scrive l’autore. Sono canzoni riflessive, che parlano della ricerca di «poesia e bellezza» e si pongono quindi fuori dai ritmi e dalla parole di questo tempo, è una raccolta di pezzi senza colpi ad effetto che quindi va ascoltata con attenzione perché il messaggio è anche nelle sfumature.
La maccaia
Gaia Banfi
4 aprile 2025Quanti piccoli e intriganti dischi si stanno muovendo nel sottosuolo italiano che meriterebbero molta più attenzione. Gaia Banfi si inserisce nel terreno del cantautorato d’avanguardia, nell’avant-pop made in Italy, un’eccellenza sotto cui possiamo inserire altri artisti come Daniela Pes e Iosonouncane. La maccaia è un disco d’esordio che nel suo suonare intimo riempie enormemente lo spazio d’ascolto. E lì, a fianco di Gaia, noi ascoltiamo attenti i suoi racconti come l’ultimo soffio di vento prima del silenzio della notte. Un avant-pop pop meravigliosamente malinconico.
Post mortem
I Cani
10 aprile 2025È arrivato quando non lo aspettavamo più, un oggetto singolare nella discografia italiana, un disco che parla un linguaggio che non parla più nessuno, anzi, un linguaggio che parla solo Niccolò Contessa. Sintetico in modo radicale, eppure pieno di cose e di suggestioni, cupo ma non deprimente, è un disco non solo di un autore di canzoni, ma anche di un produttore, arrangiatore, amante del suono. Post mortem è canto e disincanto, un’immagine frammentata della parte del mondo in cui siamo nati e allo stesso tempo dell’abisso che ognuno ha dentro di sé, il tutto detto con parole poche e sfumate e con musiche spesso meccaniche, grigie, precise. Molto originale e non è poco in un tempo in cui tutto è già stato detto, fatto, creato. A questo link la recensione.
Canerandagio Parte 1
Neffa
18 aprile 2025Il ritorno del guaglione sulla traccia a 26 anni da quel Chicopisco del 1999 è di per sé un evento che merita molto di più di una classifica. Dopo averci messo la pulce dell’orecchio con l’apparizione sanremese al fianco di Shablo, Guè, Tormento e Joshua per Aspettando il sole, il rap è tornato a fuoriuscire dalle vene dell’ex Sangue Misto con una certa facilità. Littlefunkyintro è forse la cosa più rap e cool uscita in Italia da parecchio tempo. Nostalgia? Certo. Rimpianto di non aver sentito più dischi rap di Neffa? Tantissimo. Però la musica è anche questo, perdersi nei viaggi dell’artista per poi, a un certo punto, forse, tornare a casa. Per i fan c’è anche l’Easter egg di Hype (nuoveindagini) con Fabri Fibra, che chiude un cerchio iniziato nel 2001 con Scattano le indagini, brano contenuto nel primo album del rapper di Senigallia su beat prodotti interamente da Neffa e lasciati al suo erede con l’addio al genere. Cerchi perfetti.
Schegge
Giorgio Poi
2 maggio 2025«Gommapiuma evidentemente non ha funzionato», ci ha detto Giorgio Poi citando il titolo dell’album precedente, «nel senso che qualcosa è caduto, si è rotto in mille pezzi e ora rimangono le Schegge». Sono canzoni leggere come Nelle tue piscine, che però dicono che si può morire senza morire e si può vivere senza vivere, e sono canzoni meravigliosamente ariose come Uomini contro insetti che somigliano a sogni ad occhi aperti o allucinazioni. Sono tutte in ogni caso canzoni “vere”. Tra i due dischi citati da Poi gli sono successe cose belle e brutte, comprese la morte del padre e la fine di una relazione importante, rielaborate con tocchi realistici ma anche fantasiosi in una sorta di abbandono. «Mi piace sentirmi esploso, sprigionato, sparato via insieme a tutto e a tutti, una scheggia fra altre infinite schegge». Per avere un paio di orecchie in più, il cantautore ha affidato la supervisione all’amico Laurent Brancowitz dei Phoenix.
Ranch
Salmo
9 maggio 2025Nello statico mondo del rap italiano Salmo si riconosce per due motivi. Il primo è che il suo flow non sembra mai invecchiare, posizionandolo così facilmente nella top 3 dei rapper con più flow d’Italia. Il secondo è che, nonostante i 40 anni, è ancora quello con le idee più varie e avanti. Ranch non è il disco country di Salmo, come poteva sembrare, né tantomeno il suo Nebraska, ma una collezione (decisamente varia) di canzoni e stili che ben raccontano l’ormai ampio spettro sonoro del rapper. Ci sono il cazzeggio, l’amore, la blasfemia, il rap game. Ma soprattutto la “storia vera”, come ci tiene a ricordare in Crudele, uno dei pezzi più intensi e personali della sua carriera.
33
Ketama126
23 maggio 2025In talento di Roma è arrivato «all’età in cui cresci o muori». O come canta – perché sì in questo disco di rap c’è poco, essendo tutto uno stornello – nella title track “quest’anno c’ho gli anni di Cristo / se finisco in croce è giusto”. Dopo una carriera nella trap e un disco rap old school coi sodali della Lovegang, il non più piccolo Kety decide di entrare in tutto e per tutto nella storia musicale della sua città, proponendo un disco di stornelli che vuole flirtare con il sound cubano e centroamericano, a metà tra Peso Pluma e Lando Fiorini. La canzone romana non s’insegna, ce l’hai oppure no. Lui ce l’ha.
Mediterraneo
Bresh
6 giugno 2025Bresh ha costruito un disco che profuma di sonorità popolari italiane, ma che pesca anche in altri mari sonori. Un disco in cui c’è il fatalismo di chi convive con la malinconia condito dall’ironia di chi la vita la prende di traverso, come fanno i genovesi. Lui lo definisce un album in cui c’è tanta fantasia per evadere, ma sempre con un piede nella realtà. E tra velate critiche sociali e testi che profumano di vita vera, il ragazzo sembra avere le idee chiare.
Exploration
Calibro 35
6 giugno 2025I Calibro 35 ricondotti alla loro funzione originaria, ovvero la riscoperta e rilettura di frammenti del passato. Con una differenza non da poco. Un tempo recuperavano colonne sonore italiane sconosciute ai più, un tesoro nazionale tutto da riscoprire, oggi si rifanno anche a fonti internazionali (vedi il jazz-funk) e s’avventurano anche negli anni ’80 delle sigle tv. Non è un arretramento, dicono in questa intervista in cui ci siamo divertiti a stuzzicarli, ma un modo per ritrovare sé stessi dopo il lavoro fatto sulle musiche per film e serie. A far furti con scasso di ritmi, melodie e armonie sono sempre i migliori.
Mentre Los Angeles brucia
Fabri Fibra
20 giugno 2025Un disco solido, di rap puro, 100% Fabri Fibra, con quella intonazione fissa, le ombre lunghe e i singoli col ritmo in levare. Per il suo undicesimo album in studio, a quasi 50 anni di età, Fibra prova a portarci ancora più dentro il suo mondo interiore. Se per anni la sua voracità era stata orientata verso l’esterno, ora per il rapper è tempo di affrontare faccia a faccia i momenti decisivi della vita di un uomo. Così, sempre al limite. Risultato: una lettera per “un figlio che mai avrò” e un brano al vetriolo verso il padre ora scomparso. Anche a 50 anni non c’è pace, ma è tempo di risoluzione. Per i fanatici, c’è spazio anche per la nostalgia con una nuova versione di Verso altri lidi, punta di diamante del repertorio Uomini di mare. Non il miglior disco di Fibra in assoluto, ma sicuramente il suo più ispirato da qualche tempo a questa parte.