Il Concertozzo di Elio e le Storie Tese è molto più di una festa musicale. Nato da un’idea del Trio Medusa per celebrare la fine della pandemia, è arrivato alla quarta edizione ed è diventato un evento dove la musica si mescola con la consapevolezza sociale, dando voce a chi solitamente è ai margini della società. Quest’anno il 5 luglio (con talk, eventi e jam anche il 4) al Bassano Music Park di Bassano del Grappa (Vicenza) il programma si amplia non fermandosi all’autismo, ma includendo altre disabilità. Al centro ci sono realtà come PizzaAut, il progetto che ne ha ispirati altri che loro sostengono con forza. «I ragazzi autistici che hanno intrapreso questo percorso prendono i mezzi da soli, lavorano e socializzano. Non sono più un costo per lo Stato, ma una risorsa visto che pagano le tasse», afferma Elio, parlando di una rivoluzione sociale possibile che dal basso sta trasformando la vita di molti. Le istituzioni sono ancora le grandi assenti, spiega il gruppo, che ricorda che troppe aziende preferiscono non assumere persone disabili persino pagando multe salate visto che la legge glielo imporrebbe (80 milioni di euro nel 2024 solo nella Regione Lombardia).
La cosiddetta “Woodstock dell’inclusione” prevede come sempre molta musica che, come spicca nel programma, non darà nessuno spazio all’odiato Auto-Tune: «Come nello sport ci vorrebbe l’intervento dell’antidoping. Siccome tra il pubblico ci sono sempre molti stonati al Concertozzo, per la prima volta, lo applicheremo al pubblico», provoca Faso. Mentre Elio, rimasto coinvolto in una polemica con Guè dopo aver criticato la musica di oggi, gli risponde invitandolo al dialogo: «Se vuole parlare di musica ci sto, se invece porta avanti queste stronzate mi ritiro ancora prima di cominciare».
Quarta edizione del Concertozzo: ricordiamo com’è nato?
Cesareo: È nato per festeggiare la fine della pandemia, partendo da Bergamo, dove abbiamo raccolto l’appello del Trio Medusa. Avevano detto che sarebbe stato bello organizzare una festa e che sarebbe stato ancora meglio se ci fossimo stati anche noi. Ci eravamo sciolti e abbiamo utilizzato questa scusa per un rientro che fosse utile.
Faso: L’anno scorso per la prima volta in un concerto dal vivo con 8000 persone il cibo e il beveraggio sono stati gestiti interamente da ragazzi autistici grazie a realtà come PizzaAut, il Tortellante e altre create da genitori disperati lasciati soli dallo Stato, la cui unica preoccupazione era quella di pensare che destino avrebbe avuto il loro figlio quando loro non ci sarebbero più stati. In mezzo al casino e al rumore poteva andare tutto storto, invece con questi ragazzi è andato tutto benissimo.
Elio: Ci è piaciuto talmente tanto che ci siamo detti: perché non lo facciamo crescere? E proprio quattro anni fa, per puro caso e riempire cinque minuti di cambio palco, è salito sul palco Nico Acampora di PizzAut, che già allora ci portava la sua esperienza. Da lì, nel tempo, è diventata una realtà strepitosa.
Quest’anno il programma si allarga anche ad altre forme di disabilità.
Cesareo: Sì, non parleremo solo di autismo, che è un argomento cardine, però non dimentichiamo altre disabilità. Come la Fondazione Istituto Ortopedico Rizzoli, che ha aperto il fondo Do.P.O. (Donazione Protesi Ortopediche), e mette a disposizione tecnologie avanzate per chi ha bisogno, dopo un tumore o un incidente. Non solo a italiani, ma anche a chi è rimasto ferito nelle zone di guerra. In questo modo le persone non sono costrette a rimanere a casa, ma escono e socializzano. Come i ragazzi autistici, che addirittura lavorano.
Elio: Questi giovani prendono i mezzi da soli per spostarsi, lavorano servendoti e prendendo le ordinazioni della pizza e facendo tutte le attività che servono in una realtà di ristorazione, socializzano con colleghi e clienti, in poche parole tornano a vivere. Se le protesi, per chi ne ha bisogno, arrivano a costare dai 50 ai 60 mila euro, l’assistenza per un ragazzo autistico arriva anche a 100 mila. Quando vengono assunti a tempo indeterminato in attività come queste, non sono più un costo ma una risorsa per tutti perché pagano le tasse.

Nico Acampora di PizzAut al Concertozzo di Monza nel 2024. Foto: Graziano Panfili
Avete raccontato un esempio che ha dell’incredibile, cioè di un giovane autistico che è diventato garante per la sorella non autistica.
Faso: Esatto, questa storia è pazzesca. Un ragazzo, che prima stava in casa tutto solo senza nessuna prospettiva, dopo che ha cominciato a lavorare da PizzAut ha potuto fare da garante per il mutuo della sorella, che è un’insegnante part time non autistica.
Elio: Storie del genere ce ne sono tantissime, anche se fino a poco tempo fa erano fantascienza. Invece il lavoro di Nico Acampora dimostra che tantissime cose sono possibili, basta solo impegnarsi a farle. E l’impegno arriva da papà e mamme. Diciamo che l’associazione è la risposta più basica alla nascita di un figlio autistico, dove trovi quelli che pensano anche agli altri. Il risultato è che in Italia ci sono migliaia di associazioni, che però non riescono ad andare oltre a un aiuto basico, come unirsi l’un l’altra. Qui la novità introdotta da PizzAut, che guarda più lontano. Nico l’ha fondata pensando a quello che si chiama il dopo di noi. Cioè il dramma che, alla morte dei genitori, quella persona rimanga sola in balìa di qualunque pericolo. La risposta è dargli un po’ di indipendenza, che si ottiene lavorando. Acampora, che è pazzo, fa lavorare dei ragazzi che erano stati dichiarati inabili.
E lavorano eccome, almeno stando a tutte le testimonianze.
Elio: Ti assicuro che anche casi gravi hanno imparato a prendere un ordine al tavolo, un po’ a modo loro ma lo fanno. Altri che non sapevano scrivere hanno imparato grazie alla voglia di lavorare. Insomma, si sta rivelando una soluzione per un sacco di problemi apparentemente irrisolvibili. Da qui è nata la nostra idea che se noi andiamo ad aiutare le associazioni di questo tipo, contestualmente aumentiamo la possibilità di lavorare e di migliorare e quindi di vivere per questi ragazzi. Poi è chiaro che, non si risolvono i problemi di tutti. C’è una percentuale di autistici che non ci riusciranno mai. Però c’è anche una grande percentuale di chi potrebbe farcela e invece risiede in un istituto, forse occupando posti che potrebbero essere destinati a quelli più gravi. Inoltre vogliamo far vedere che tutti i genitori possono impegnarsi in prima persona per creare realtà simili nelle loro comunità.
Cesareo: Uno degli aspetti più tristi di questo ambiente, come siamo venuti a sapere, è che le aziende preferiscono pagare delle penali, cioè delle multe, invece di prendere a lavorare dei disabili, e nonostante la legge lo preveda. Solo la Regione Lombardia, nel 2024, ha incassato 80 milioni di euro di multe. Pensa quante persone non assunte. In questo Acampora è un esempio, è venuto in contatto con tante aziende che hanno accettato di assumere alcuni di questi ragazzi utilizzando una legge che permette di assumerli con PizzAut e poi di distaccarli. Per quel che possiamo, noi continuiamo a fare informazione. E in alcuni casi, le aziende si sono accorte che in certi mestieri sono più meticolosi dei normodotati.
Ormai è diventata, come l’avete definita, la Woodstock dell’inclusione.
Faso: Quest’anno, dopo aver oscillato tra le 8 e le 12 mila, pensiamo di arrivare a 10 mila persone. Il venerdì è un giorno di dibattiti, o di panel come dicono quelli fighi. Come ha ricordato Cesareo, ci allarghiamo oltre all’autismo con altre forme di disabilità con tante esperienze.
Elio: L’obiettivo è quello di dare la possibilità alle persone di ascoltare personaggi competenti, non gente che viene a dire delle cazzate. Perché, purtroppo, è un altro problema grosso. L’autismo non è un tipo di disabilità subito riconoscibile, quindi, negli ultimi anni, stiamo assistendo a un florilegio di individui che si scoprono autistici. Ma se facessimo la lista dei casini connessi con l’autismo non basterebbe un libro, in più diviso per età. Quindi è necessario ascoltare le persone competenti, che naturalmente sono poche. Quando è accaduto a me con mio figlio, 15 anni fa, non si sapeva assolutamente niente e mi sono messo a chiamare a tappeto chiunque per avere informazioni. Oggi almeno se ne parla.
Cesareo: Perché c’è pochissima informazione e le persone non sanno dove sbattere la testa. Un altro aspetto da non sottovalutare è intervenire il prima possibile, altrimenti poi è sempre più difficile recuperare. Noi vogliamo parlare di tutte queste perché c’è un buco informativo. All’inaugurazione di PizzAut quando venne ospite il presidente della Repubblica, i siti e i giornali più importanti riportarono per la prima volta l’autismo all’attenzione di tutti.
Le grandi assenti sono ancora le istituzioni?
Faso: Sì. Mentre stiamo parlando ci sono centinaia di migliaia di bambini senza assistenza, che se ce l’avessero potrebbero cambiare la parabola del loro percorso, oltre a quello dei loro genitori. Non fare niente è un peccato mortale.
Elio: C’è stato un avvicinamento da parte delle istituzioni, perché non possono non farlo. Ma se andiamo a vedere i provvedimenti concreti non c’è niente. Il primo che sarebbe necessario è garantire l’accesso alle terapie Aba (Applied Behavior Analysis, o Analisi del comportamento applicata, nda), l’unica terapia riconosciuta dall’Istituto superiore di sanità.
Potrebbe essere persino un’opportunità economica in alcuni settori dove c’è mancanza di manodopera.
Elio: È uno dei punti cardine sui ci impegnamo, sulle realtà che fanno lavorare questi ragazzi. Perché se immaginate che invece di essere cinque fossero migliaia, potrebbe cambiare il panorama italiano anche dal punto di vista economico. Senza contare l’aiuto per i genitori, perché nelle famiglie dove c’è un figlio autistico il padre e la madre sono paralizzati. Come fanno ad andare al lavoro ogni giorno se il figlio continua a urlare e dimenarsi in casa?
Faso: I casi di autismo sono in aumento, non solo in Italia. Per cui, già oggi, interessa 600 mila persone, ma è un numero che è destinato a crescere. Tra pochi anni saranno milioni di persone.
Cesareo: E non dimentichiamo che PizzAut non è uno zoo, perché la pizza è buonissima e lo dicono tutti quelli che l’hanno provata.

Elio e Mangoni al Concertozzo 2024. Foto: Lorenzo De Gregorio
La competenza per parlare di certi temi è importante, ma anche nella musica lo sarebbe. Avete detto di recente che oggi manca.
Faso: Al Concertozzo ci saranno tutti musicisti competenti. Cioè che sanno ancora fare quella cosa strana che è suonare degli strumenti e cantare con la propria voce. Visto il parco di artisti selezionati eravamo sicuri che qualcuno ci avrebbe chiesto: ma come, non c’è nessuno che usa l’Auto-Tune? Non è vero, perché lo utilizziamo, ma lo applichiamo al pubblico. Siccome nel pubblico ci sono spesso molti stonati, noi ci teniamo che possa fare bella figura. Come sempre siamo avanti, per cui sarà il primo caso al mondo.
Cesareo: Non solo, perché Mangoni, quando abbiamo provato, ha cantato incredibilmente bene. Questo, però, per tutti noi è inaccettabile. Quindi abbiamo già deciso che setteremo l’Auto-Tune alla sua voce per farlo stonare. Una sorta di Auto-Detune.
Gli Elio e le Storie Tese si sono sciolti e riuniti più volte, ma che band siete oggi? A obiettivo, cellule dormienti come i CCCP che ogni tanto si risvegliano, ci giocate anche sui vari scioglimenti?
Faso: Elio e le Storie Tese restano la band di sempre, solamente orfana di Rocco Tanica dal vivo perché ha deciso di non performare più live. Non ha più voglia di vivere lo star system, anche se noi non abbiamo mai fatto granché parte di uno star system. Gli pesa molto il concerto, poi si è arrapato con l’intelligenza artificiale come potete verificare dai suoi social, e quindi è l’unico grande cambiamento. Ma ormai da anni compensa Vittorio Cosma.
Quindi potremmo anche aspettarci della nuova musica degli Elii?
Elio: Diciamo che non è vietata in futuro, ma abbiamo fatto delle considerazioni legate al periodo storico che stiamo vivendo. Un’epoca nella quale concepire un album è una operazione fuori dal tempo e quindi obsoleta. La sensazione, visto che non c’è più niente di fisico nei supporti, è che si sia tornati ai singoli che prima erano i 45 giri che comprava mia mamma. Oggi il disco non ci interessa, ma nulla ci vieta di uscire con una o due canzoni.
Nonostante tutto ai vostri concerti ci sono sempre tanti giovani e anche tanti bambini.
Faso: È il pubblico che meriterebbe di vivere in un mondo con una biodiversità musicale nettamente superiore. Se faccio zapping sulla tv, come sulle piattaforme, non è che incontriamo sempre film dell’ultimo anno o dello stesso genere. Invece nella musica gli algoritmi ti propongono sempre le solite cose, così come le radio che sono soggette a delle classifiche prive di varietà. Fino ai primi anni dei 2000, invece, nelle classifiche trovavi da Fiorella Mannoia ai Green Day o Jennifer Lopez. La varietà è interessante perché la musica non è monoargomento o monotono. Io sogno ancora una radio dove, dopo tre canzoni attuali, lo speaker lanci qualche pezzo del passato come, per esempio, Eleanor Rigby dei Beatles.
È possibile una inversione di tendenza?
Faso: A me è capitato di portare in giro ragazzini del baseball e nella mia macchina si ascoltano dagli Steely Dan ai Led Zeppelin. Sai qual è stato l’effetto? Che tutti questi giovani, che giocano ancora, nelle playlist hanno alcuni brani del passato e altri di oggi, perché hanno potuto usufruire di una varietà musicale. Mi capitava che uno dal sedile dietro mi dicesse: «Faso, ma chi sono questi?». I Genesis! Adesso voi ditemi quanti ragazzini di 10 anni ascoltano i Genesis, ma una musica quando è bella non invecchia, è senza tempo.
Manuel Agnelli ha detto che c’è in giro un sacco di «musica di merda».
Cesareo: È normale che si tratti di un problema quello della musica di merda che domina le classifiche se, come abbiamo visto, gli autori anche a Sanremo sono i soliti sei o sette.
Faso: La musica è questione di gusti, quindi se ti arrapi per uno che canta male hai il diritto di farlo. Però fa veramente sorridere che alcuni brani di Sanremo, che sono oggettivamente costruiti in modo banale dal punto di vista armonico, se vai a vedere tra gli autori ci sono sette persone. Ma cosa fanno? Allora mi sono immaginato uno che arriva e dice: «Ragazzi, ho scoperto che esiste il La minore». E gli altri: «Cazzo, che figata. Autore del brano». Sembra come quando Paul McCartney e George Harrison erano costretti a prendere il treno per andare a sentire uno che faceva il Fa diesis diminuito. Solo che siamo nel 2025.
Elio: Poi ascolti Almeno tu nell’universo, pezzo strepitoso, e la musica è firmata da un autore…
Morgan ha proposto che a Sanremo un autore possa partecipare con un solo brano.
Cesareo: Pensa che negli anni ’50 a Sanremo c’erano tre, quattro cantanti che cantavano tutti i pezzi, era il festival della canzone per davvero. Sugli autori non saprei, ma Elio per esempio ha fatto una valutazione giusta sull’Auto-Tune e ha scatenato mille polemiche. Però, effettivamente, se un ascoltatore francese sentisse Sanremo, visto che viene trasmesso in tutto il mondo, e ascoltasse un pezzo così così interpretato da uno che usa uno strumento che gli permette di cantare, altrimenti non sarebbe in grado, che cosa dovrebbe pensare?
Elio: Cher l’ha utilizzato e in tanti la ricordano, ma sapeva già cantare da Dio e l’ha usato per ottenere un effetto, come il distorsore sulla chitarra. Esattamente in quel modo, però, se suono la chitarra di merda non è che il distorsore ti trasforma in un grande chitarrista.
Faso: Visto che la musica è una forma d’arte, spostiamo il discorso su un’altra forma d’arte. Grazie alla robotica viene sviluppato l’Auto-Panting. Un guanto che ti permette di dipingere con lo stile di Botticelli. Non per dipingere una copia, ma un mio soggetto in quello stile. Mi piacerebbe vedere se le gallerie d’arte dicessero: «Che belli i quadri del Faso». Non credo. Penso invece che mi metterebbero due dita negli occhi.
All’Eurovision l’Auto-Tune è vietato.
Faso: Ma è così che dev’essere! Se sei in studio puoi fare quello che vuoi. Puoi anche cantare una sillaba alla volta stonando come un cane e poi raddrizzartele tutte e diventare Frank Sinatra, perché mi stai vendendo un prodotto che io ascolto a casa cliccando play. Ma quando sali sul palco non lo accetto. Perché non esiste in nessuna forma d’arte. Se io nello sport prendo una sostanza che mi fa correre più veloce, arriva l’antidoping e mi sanziona. Perché? Ho usato una cosa aliena per ottenere una prestazione che non saprei ottenere naturalmente. È esattamente l’Auto-Tune, ma l’antidoping musicale non c’è. Anche se ci dovrebbe essere.
Cesareo: Dovrebbero prima chiedere ai cantanti: sei capace di cantare? Bene, allora usalo pure. Non sei capace? Non puoi usarlo. Oppure devi dichiararlo che lo usi perché non sei capace di cantare. O ancora, come gli ingredienti nel cibo, segnalare sulla confezione le percentuali di Auto-Tune o se il cantante non canta proprio nulla, perché c’è anche questo. È una truffa, altrimenti. Come se compri un prodotto e non trovi quello che viene dichiarato.
Elio: Non sono polemiche queste, sono osservazioni di filosofia della musica. Ti dirò di più, con un caso che ti sorprenderà. Siamo nel 1992, esce il nostro disco Italyan, Rum Casusu Çikti, che contiene il Pippero con le voci bulgare e Essere donna oggi, costruita con una quantità d’orchestra ingestibile, perché erano 30 elementi e quindi dal vivo non poteva essere replicata almeno con i nostri budget. Quindi Rocco Tanica dal vivo si avvaleva di un campionatore con registrate le varie parti. Vorrei avere qui un biglietto del nostro tour del ’92 sul quale c’era scritto: «Attenzione, non tutte le parti musicali che sentirete sono suonate dal vivo ma viene utilizzato un campionatore». Parliamo di più di 30 anni fa.
Ultima curiosità per Elio: con Guè tutto a posto?
Elio: Ma chi è Guè? Chi lo vuole? Chi gli ha detto niente, non capisco perché si è incazzato. Dopo quello che abbiamo detto penso il discorso sia chiaro. Ho risposto a una domanda sulla musica in Italia dicendo: ma perché, c’è una musica in Italia? Esiste una scuola italiana, come quando c’erano i genovesi o la PFM? Se devi spiegare la musica italiana di oggi a uno straniero, come gliela spieghi? Di chi parli? Forse di qualche quarantenne o cinquantenne. Di ventenni che suonano non ce ne sono. Cosa c’entra Guè? Che cosa vuole? Poi ci sono altri suoi giovani colleghi che sono intervenuti in sua difesa, difesa di cosa non si sa. Ma se vai a sentire cosa dice questa gente, non si capisce niente. Se vogliono parlare di musica ci sto, se invece portano avanti queste stronzate mi ritiro ancora prima di cominciare. Non mi interessano queste polemiche perché non servono a nulla.
Faso: Guè dovrebbe tornare a giocare a P.E.S. così starebbe lontano dallo stress.