Ehi John Fogerty, perché hai riregistrato come Taylor Swift i pezzi dei Creedence? | Rolling Stone Italia
John’s Version

Ehi John Fogerty, perché hai riregistrato come Taylor Swift i pezzi dei Creedence?

Intervista al rocker che per gli 80 anni s’è fatto un regalo: ha ricreato nota per nota classici come ‘Proud Mary’ e ‘Bad Moon Rising’ di cui non possiede i master. «Volevo chiamare il disco ‘Taylor’s Version’»

Ehi John Fogerty, perché hai riregistrato come Taylor Swift i pezzi dei Creedence?

John Fogerty

Foto: David McClister

John Fogerty fa un sorriso enigmatico non appena inizia a parlare del nuovo album. «Volevo intitolarlo Taylor’s Version, ho fatto molta pressione sulla casa discografica».

Che sia vero o meno, l’etichetta ha bocciato l’idea. Ma in fondo aveva ragione lui. Mercoledì sera, sul palco del Beacon di New York, durante il primo dei due concerti per celebrare il suo ottantesimo compleanno, Fogerty ha annunciato l’album Legacy: The Creedence Clearwater Revival Years che uscirà il 22 agosto. Le 20 tracce non sono semplici cover delle sue canzoni più famose e apprezzate dei tempi dei Creedence. Sono rivisitazioni estremamente fedeli di quei brani, comprese le parti di voce e chitarra di Fogerty. Ci sono pezzi famosissimi come Proud Mary, Who’ll Stop the Rain e Bad Moon Rising, ma anche meno noti come Porterville e Bootleg.

«Non ho ancora molti feedback», dice Fogerty, «ma le prime cinque o sei persone con cui ho parlato dicono che suona più fresco. Forse quel che intendono dire è che il suono è più pulito o migliore. Direi che c’è più spessore sonoro, c’è più profondità».

John Fogerty - Up Around The Bend (John's Version)

Da decenni i musicisti pubblicano cover dei loro vecchi brani rifatti nota per nota. A Fogerty l’idea è venuta un paio d’anni fa. Incoraggiato dalla moglie e manager Julie, nel 2023 ha finalmente acquisito la maggioranza dei diritti di edizione delle canzoni che ha scritto per i Creedence. È stata Julie, spiega, a suggerirgli di incidere un album di remake. All’inizio era scettico. «Non volevo saperne niente. Col passare del tempo, mi sono detto: va bene, ci provo e vedo come va».

Fogerty e il figlio chitarrista Shane hanno analizzato a fondo le registrazioni originali dei Creedence. Hanno recuperato le tracce audio isolate, i cosiddetti stem, e hanno ascoltato ogni singola parte vocale e strumentale, facendo attenzione alle sfumature del canto così da potere ricreare delle copie precise. Fogerty tiene a sottolineare che questo disco è diverso dai suoi precedenti album di remake, il progetto di duetti all-star Wrote a Song for Everyone e Fogerty’s Factory dove rifaceva le canzoni dei Creedence coi componenti della sua famiglia. «L’idea stavolta era quella di ri-registrare, credo si dica così. Non ci siamo detti “Facciamo una versione folk” o roba del genere, l’idea era di replicare il più possibile gli originali».

Dopo aver inciso alcune tracce con la band (Shane alla chitarra, Bob Glaub al basso e Matt Chamberlain alla batteria), Fogerty ha iniziato a riregistrare le parti vocali di Proud Mary, un momento cruciale per il progetto. «Ho cantato Proud Mary per più di 50 anni e nel farlo ho preso molte brutte abitudini, che non c’entrano nulla con l’originale. È stato allora che ho capito: non stavo davvero interpretando la canzone, stavo facendo una versione col pilota automatico. Ho dovuto reimparare il pezzo in tutte le sue sfumature. È un po’ come chi vive a New York, mica va a vedere la Statua della Libertà perché ce l’ha proprio lì. Shane me l’ha fatto notare in più occasione: “Papà, mi sa che quella parte era un po’ più complessa di come l’hai sempre fatta”».

Le altre canzoni sono state incise nell’arco di due anni. Fogerty si è reso conto che dal vivo cantava Lookin’ Out My Back Door in modo più sincopato. «Il modo in cui l’avevo registrata, forse poche settimane dopo averla scritta, era piuttosto lineare. Un po’ scontato, capisci? Born on the Bayou è diventato una cosa nuova. Questa versione mi piace molto più di quella vecchia, le parti ricordano una jam band, ma una jam band forte, di quelle affiatate».

Per completare il processo di rivisitazione del passato, Fogerty ha persino suonato la stessa chitarra dei tempi dei Creedence, la Rickenbacker con la scritta “Acme” dipinta a mano sul body. Se n’era sbarazzato negli anni ’70. Avrebbe potuto ricomprarla nei ’90 per 40 mila dollari, ma ha rinunciato per ragioni sia economiche che emotive. Si sa che i rapporti di Fogerty con gli ex compagni di band e con Saul Zaentz, il defunto boss della Fantasy Records, sono stati difficili, segnati da cause legali e rancori. Lo strumento evocava ricordi troppo dolorosi da rivivere. «Ero ferito. Ero a pezzi».

Una decina d’anni fa, però, Julie Fogerty ha ricomprato in segreto la chitarra e l’ha regalata al marito a Natale. In quel momento è cominciato il processo di guarigione. «Ho iniziato a far musica che ero un ragazzino pieno di entusiasmo, ma durante il periodo dei Creedence, e poco dopo, farlo non era più una gioia. L’idea alla base di Legacy è quella di ritrovarsi e provare di nuovo quelle sensazioni. Il tizio che negli anni ’90 e anche dopo non riusciva nemmeno a guardare la sua chitarra non l’avrebbe mai fatto».

John Fogerty - Have You Ever Seen The Rain (John's Version)

Anche se non ha usato come titolo Taylor’s Version, Fogerty dice che Legacy ha comunque delle affinità col modo in cui Swift sta rifacendo i suoi album dopo che il suo catalogo è stato venduto a Scooter Braun (anche Fogerty e gli ex compagni dei Creedence non sono proprietari dei loro master). «Capivo bene la sua situazione. È un’artista di grande successo, poteva permettersi di pagare qualsiasi cifra per il catalogo. Mi ha mosso davvero a compassione quando quel tizio lo ha venduto a qualcun altro. Anche a me è successa una cosa del genere: è stata una mossa alla Saul Zaentz».

Proprio come Swift, anche Fogerty è proprietario dei master dei suoi remake, cosa che potrebbe portargli un po’ di introiti qualora Legacy vendesse bene o venisse ascoltato parecchio in streaming (è interessante notare come Legacy non includa le cover di successo incise dalla band: Susie Q e I Heard It Through the Grapevine).

Tuttavia, su Legacy incombe una domanda: visto che replica fedelmente le registrazioni che i fan conoscono benissimo, perché dovrebbero sentirne il bisogno di ascoltarlo? «È un’ottima domanda e me la sono posta anch’io. Ci sono un paio di cose da dire. Numero uno, probabilmente non esiste alcuna possibilità al mondo che io possa ottenere anche solo parte della proprietà dei vecchi master. E questa è un po’ la questione alla Taylor Swift. In secondo luogo, dalle nuove versioni si percepisce una gioia che non era presente negli originali».

Nella testa di Fogerty, alcune canzoni hanno anche beneficiato, soprattutto a livello di testi, del passare del tempo. «Ora Lodi sembra davvero cantata da qualcuno che ha vissuto quella vita, mentre non sono sicuro che fosse così all’epoca».

John Fogerty - Porterville (John's Version)

Nel 2021, Fogerty è tornato col pezzo in stile gospel Weeping in the Promised Land, il suo primo inedito in otto anni. All’epoca aveva detto che probabilmente sarebbe arrivato un album, ma non è successo. Ora dice che potrebbero non arrivare mai.

«Se ho un po’ di canzoni già scritte e registrate? No, non le ho». Aggiunge però che la partecipazione agli American Music Honors del mese scorso, dove è stato presentato da Bruce Springsteen, si è rivelata un ottimo stimolo, soprattutto dopo che Jackson Browne si è lanciato con alcuni dei musicisti presenti in una versione di Take It Easy. «Mentre tornavo in albergo con mia moglie, ho detto: “Sto volando a tre metri da terra. Voglio andare a scrivere delle canzoni e registrarle”».

Per il momento, però, Fogerty preferisce godersi Legacy e l’effetto del suo annuncio a sorpresa durante il concerto per il suo compleanno. «Quando hai 80 anni finalmente ti viene consegnata la chiave di accesso a un regno speciale, quello in cui puoi fare quel che vuoi. E ho deciso che questo era ciò che volevo. Mi sono fatto un regalo».

Da Rolling Stone US.

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